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Ismael

by Ismael

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1.
Ha smesso oggi, di domenica, ed era un mese che pioveva. Gli alberi sudano e i fiumi sono in piena. Le cornacchie vanno ad appoggiare sull’asfalto i gusci delle noci, per farseli aprire dalle macchine veloci. Stefania è sul balcone fra i suoi gerani sbattuti. Ha due telefoni, ed entrambi sono muti. Stefania è stanca, e non ha spinta per uscire. Guarda i vicini arrivare e ripartire. Si sente spesso come avesse troppe schiene, o troppe dita Troppe ginocchia in una sola gamba striminzita Come se avesse troppe orecchie, troppe fighe, o troppi nasi. Stefania tronca tutti i suoi gerani, dentro ai vasi.
2.
Permettimi di dirti che le giornate nuove le montagne sotto al sole e le mani nelle mani, erano le mie, e le tue. Permettimi di dirti che gli occhi nelle foto i sassi che hai raccolto e i fiori che hai reciso, erano i miei, e i tuoi. Permettimi di dirti che non siamo stati niente se non ti penso mai nemmeno in certi giorni quando piove. Se adesso mi succede di amare il mondo, è solo per violento e ingenuo amore, così come confuso adolescente, un tempo lo odiai.
3.
Proclama 03:34
La sola cosa disonesta che ti ho fatto, non dirti mai che mi accorgevo delle tue bugie. Non c’è più motivo di aspettare chi continua a profanare se stesso. Non c’è più motivo di aspettare la prossima bugia che devi dire.
4.
C’è stato un momento in cui ho fatto tutto quello che potevo fare. Ho impedito che il tempo ti potesse toccare. Mentre il tuo odore mi moriva addosso Mentre il tuo odore si consumava.
5.
Ricordo i tuoi capelli che tingevi rosso fuoco, e i pantaloni a quadri che io non avrei portato. Ricordo a malapena un viso, e un soprannome, e il modo in cui tu mi chiamavi, dolcemente, a ogni canzone. Conservo ancora i tovaglioli su cui abbiamo scritto i nostri dischi preferiti, e coincidevano L’unica sera fresca, a un tavolino estivo che ho passato chiacchierando con il mio migliore amico. Risulta facile agli stupidi parlare, e agli opportunisti stare zitti, anche se dissentono, Storcendo il labbro in tono colloquiale, imbarazzati con le birre fredde in mano. Mi verrebbe da sputare - che si vadano a ammazzare - ma non ho tempo ed odio da sprecare. Pensa che buffo, fossero stati loro al posto tuo su quel balcone, su quel giornale.
6.
La festa 03:25
Scegli il vino e il disco giusto e fa che ognuno abbia un bel bicchiere e siano giuste anche le luci. Stai attenta che lui si senta a proprio agio e che da qualsiasi punto rida a tutto quel che dici. Scegli frasi interessanti, e i tempi perché a dirle siano gli altri e ognuna dica “Sei speciale”. Sul divano, dove hai scopato un altro fa che lui si sieda e senta solo che ci sei. La tazza del cesso è il solo buco abbracciata al quale senti che puoi reggerti da sola.
7.
Il verde dei semafori non fa cambiar umore. Ho gli occhi secchi, e qualcosa d’inconfessabile nel cuore. Si leva ogni mattina un sole tondo e arguto, proprio come me, puntuale. Non ho problema alcuno, e niente che mi faccia stare male. C’è un mucchio di parole che non posso adoperare. Anima, amore, verità ad esempio - amore in verità c’è questo: che non ho niente da dare.
8.
Il gatto 02:40
Non voglio più notti d’inverno e di freddo per esercitare la mia volontà. Desidero giorni di sole d’estate e di desiderio.
9.
C’è un prato ruvido, ed è agosto, ed è una notte felice. C’è una candela sulla paglia. Le stelle cadono nel prato, e ci toccano e sono piene di attenzioni, e muoiono. E dico che non ho paura di niente e giuro che non ho paura di niente. La voce è facile da intendere, ma gli occhi, a volte, sono difficili. La voce è facile da intendere, ma gli occhi, a volte, sono impossibili. E si è fermata un’auto in questo posto desolato, e adesso c’è là uno sconosciuto che ci chiama dall’asfalto. Ascoltami - non devo dirti niente e so di non aver paura di niente. E non c’è legno così freddo da non poter bruciare E non c’è fuoco così puro da non lasciare cenere E non c’è cenere così leggera da non avere peso E non c’è fuoco così puro. E non c’è legno così freddo da non poter bruciare E non c’è fuoco così puro da non lasciare cenere E non c’è cenere così leggera da non avere peso E non c’è fuoco così puro.
10.
Büs 02:30
A j’ò ascüs ‘e müs int’un büs ‘an vöj pö vadre angòta A j’ò ascüs ‘e müs int’un büs vöj scurdär ‘sa l’é la fòta. A j’ò ascüs ‘e müs int’un büs ‘an vöj pö saver ‘ed gnènt ‘an vöj pö cernir in’t j och d’i maçlaj e d’i inucènt A j’ò ascüs ‘e müs int’un büs sun drè a aviam axè piän piän ‘xè quänd la mort la gnirà a catäm la duvrà partir ‘d luntän ‘xè quänd la mort la gnirà a descrövme cuj parent e cun ‘e pre Sl’am völ tör c’ma jèra dabùn ‘ag tucarà ‘d turnär indrè ‘xè quänd la mort la gnirà a descrövme cuj parent e cun ‘e pre Sl’an völ tör ün bèle mört ‘ag tucarà ‘d turnär indrè. (Ho nascosto il muso in un buco non voglio più vedere niente Ho nascosto il muso in un buco Voglio scordare che cosa sia la rabbia Ho nascosto il muso in un buco Non voglio più sapere di niente Non voglio più discernere negli occhi del macellaio e dell’innocente Ho nascosto il muso in un buco Mi sto abituando piano piano così la morte, quando verrà a trovarmi dovrà partire da lontano Così quando la morte verrà a scoprirmi Coi parenti e con il prete Se vorrà prendermi com’ero veramente Le toccherà tornare indietro Così quando la morte verrà a scoprirmi Coi parenti e con il prete Se non vorrà prendere uno già morto Le toccherà tornare indietro.)
11.
Sant'Alessio 02:31
Questo mare d’argento e questo vento che mi picchia in faccia e non ho altro anche se sei qui a fianco Questo mare d’argento e questo vento che fa suonare le bottiglie vuote impiccate sulla rete Questo mare d’argento e questo vento che anche se tu parlassi ti toglierebbe la voce ma tu mi manchi, e ti ho di fianco Questo mare d’argento e questa luna bianca e questo vento non hanno nessun senso senza di te.
12.
Ricordo la tua casa è un posto che ho immaginato La musica che andava Le ortensie sfiorite nel prato. Lasciami qui il tuo nome Mettilo in fondo al vetro Riempi il bicchiere vuoto e non guardare indietro Alle domande che non fai, Alle risposte che non ho. Non chiederesti niente che non sai, e io più niente ho da offrire, Fra le risposte che non ho. Le braccia dei pini sono alte Non possono abbracciare Ma odorano di mare Io mi abituo a non pensare Alle domande che non fai, Alle risposte che non ho. Non chiederesti niente che non sai, e io più niente ho da offrire, Fra le risposte che non ho. Ricordi la tua casa, la musica che andava, e tu ballavi con tutti Ricordi la tua casa, la musica che andava, e tu ballavi con tutti Ricordi la tua casa, la musica che andava, e tu ballavi con tutti.
13.
Qui l’anno nuovo sta affilando la sua lama Bianco come porcellana. Il cielo azzurro bada sempre ai fatti suoi. Nessuno sa che non ci sei. Ma io lo so che non ci sei. È una giornata che si svuota lenta e fredda Come una tazza di latte gelida I fiori di gennaio ghiacciano sui rami L’aria si blocca nell’attesa delle tue parole - poche, giuste, misurate Delle tue dita lunghe, magre - e io mi sento proprio stupido Perché vorrei scaldarti con il mio silenzio di cui ancora non mi fido perché non basta a conquistarti, e io lo so. Vorrei guardarti mentre bevi da una tazza tenuta con due mani e il vapore che ti sale fino agli occhi con cui tu mi guardi allora sì che tacerei.

credits

released January 1, 2008

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about

Ismael Reggio Emilia, Italy

Gli Ismael sono una rock band reggiana che ad oggi ha pubblicato quattro album e un EP, caratterizzati dalle liriche di Sandro Campani (voce e chitarra del gruppo e scrittore con tre pubblicazioni all'attivo) che incontrano le trame sonore rock e folk del resto della band (Giulia Manenti, Barbara Morini, Luigi Del Villano, Piwy Del Villano). ... more

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