1. |
Ancora senza titolo
04:20
|
|||
Sebbene non vantassimo nemici proverbiali
siamo stati in riva al fiume ad aspettare chissà cosa
finché l’acqua si è seccata
e l’estate ci ha lasciati
arsi dalla sete, senza più voglia di bere
Incapaci di parlare, ed ai tuoi occhi ormai
sono un morto che cammina
sono un morto che cammina
sono un morto che cammina
e un buon amico.
Svegliati bambina, è primavera
e non lo vedi che l’autunno ci consuma
e c’è l’inverno che ci morde nella schiena.
Svegliati bambina, è primavera
e non lo vedi che l’autunno ci consuma
e c’è l’inverno che ci morde nella schiena.
|
||||
2. |
La visita della lince
04:39
|
|||
Ieri
ero in macchina con mia madre.
Lei guidava
e io non pensavo a niente, tranne a cose
a cui non voglio più pensare
se mi sento avido, arido, viscido sudicio e cane.
È presto, ma è già buio
se n’è appena andata l’ora legale
le foglie cadute nascono e muoiono sotto ai fanali.
La strada è nera
come la tristezza degli ippoccastani
- il buio a quest’ora mi ammazza - mi dice mia madre.
Questa
è la strofa sull’attimo dopo
sull’incontro di mia madre con la lince
lei che frena e dice - Guarda! - e io faccio in tempo a vedere
l’animale saltarci davanti
dentro al bosco.
A volte mamma io lo so che basta un po’ di febbre
per confondere la bestie con la gente,
fatto sta che adesso un uomo che non c’è mai stato
è qui, seduto dietro
e si sente anche in diritto di parlare.
- Come stai? - mi dice
- Non c’è male
- Come stai? - mi dice?
- Non c’è male.
E tutto quello che gli chiederemmo, è soltanto
una qualche prodigiosa medicina
E tutto ciò per cui noi pregheremmo, è soltanto
una qualche prodigiosa medicina
E tutto quello che noi volevamo, era soltanto
una qualche prodigiosa medicina
Per i giorni
che si accorciano
passano stupidi, e poi
niente.
|
||||
3. |
Il demone meschino
04:18
|
|||
C’è un posto nero da cui qualche notte mi chiama -
mettiamo su i Radio Birdman, e giochiamo a dama.
Lui pulisce con uno straccetto gli occhiali bisunti.
La busta interna di un disco per segnare i punti.
Abbiamo cavato via gli occhi alle carte da gioco
ma ognuna continua a fissarci dal suo foro vuoto.
Fa che si lavi la colpa,
ci scorra la perdita accanto
e che in quell’acqua profonda s’affondi il rimpianto.
Scendiamo dal campo con le mani incrostate di sangue -
ma il pozzo è secco, e il ruscello ha cambiato versante.
Sfreghiamo, raspiamo, scuoiamo le mani sui muri;
poi ridiamo dei nostri due cuori e torniamo sicuri.
Abbiamo pensato che tutto ci andrà per il meglio.
Ma ridiamo tanto, che per il rumore mi sveglio.
Fa che si lavi la colpa,
ci scorra la perdita accanto,
e che in quell’acqua profonda s’affondi il rimpianto.
Fa che si lavi la colpa,
ci scorra la perdita accanto,
e che in quell’acqua profonda s’affondi il rimpianto.
|
||||
4. |
Sauris
02:32
|
|||
5. |
Canzone delle foglie
04:16
|
|||
6. |
||||
Giovanni tace,
e tira in fretta
due boccate poco serie
dalla sua sigaretta.
In ferie
c’è ancora fino al nove
ma se lo guardi ha già l’aria di chi è altrove.
Da un po’ di giorni
gira intorno,
fingendo distrazione
ti fa scorta, e a te di lui
non te ne importa
niente, e speri
di arrivare fino al nove senza dirglielo.
La settimana in gesso
che sbiadisce,
l’estate che finisce
in questo esatto istante
e forse
un chilometro distante
la pelle d’oca assale l’ultimo bagnante.
L’estate
se ne va su un’Ape carica
di ghiaia e foglie rastrellate,
se ne va sul portapacchi
di un motorino elaborato
il cui rumore tu credevi
familiare, ma hai sbagliato.
Ma dove
sarà il tuo amico Giulio, lui che vive qui,
durante l’anno cosa fa?
Sorridi
al pensiero dei suoi denti
che hai fatto sanguinare,
mentre i tuoi occhi inaspettati dànno sale.
Suo padre
sbadiglia nel citofono
e stringe la bottiglia mezza piena
nella presa, e non si muove
e la televisione accesa dice:
“Esodo”.
“Giulio è andato”, dice il padre, “non so dove”.
Volevi
soltanto salutare
è stato un gesto stupido.
L’asciugamano ruvido
ti secca sulla schiena -
assorbe meno
del polistirolo, ormai, e sa di crema.
Infili
le ciabatte da due lire
la borsetta di vinile.
Vento cattivo,
mare ostile.
Spruzzi di schiuma e uccelli zoppi
sul pontile.
|
||||
7. |
L'ingegner Berlingheri
04:20
|
|||
La vita va dagli altri.
La più stupida che tu potresti fare, e la vuoi tanto - e più stupida si mostra e più la vuoi, e più crudele è, e più tu la desideri, e rischi di annegare, e fai a botte e ti ubriachi, e ti rendi ridicolo, e ti fai compatire,
e ti risvegli solo
con un completo grigio spiegazzato, in mezzo a fiaccole spente, su una spiaggia da cui tutti sono andati via.
E adesso, con in testa le penne
di un cappello da indiano, l’ironica insegna del Capo -
E adesso, con il cappello da indiano
che era un regalo
per tuo figlio, che aveva una recita al collegio.
E hai perso tutto, anche la dignità, nell’ansia di rincorrere un’altezza - nell’ansia di raggiungere
la tua giovinezza, che se ne va; nell’ansia di competere per qualcosa che non è
più destinato a te.
E adesso, al volante della tua macchina scassata, tu ti addormenti, e tutti ti strombazzano.
E adesso, al volante del tuo bolide, che faceva i centocinquanta, su una strada di provincia
E adesso, che non hai più niente, nemmeno l’amante
che tu svilivi fino a due notti fa -
E adesso, al volante della tua macchina incidentata, tu ti addormenti, e tutti ti sorpassano.
|
||||
8. |
Il pianeta delle nebbie
04:01
|
|||
9. |
Giorni
05:27
|
|||
10. |
||||
11. |
Crostata di mirtilli
06:09
|
|||
12. |
Canzone della fuffa
03:02
|
|||
13. |
Canzone di Teresa
03:10
|
Ismael Reggio Emilia, Italy
Gli Ismael sono una rock band reggiana che ad oggi ha pubblicato quattro album e un EP, caratterizzati dalle liriche di Sandro Campani (voce e chitarra del gruppo e scrittore con tre pubblicazioni all'attivo) che incontrano le trame sonore rock e folk del resto della band (Giulia Manenti, Barbara Morini, Luigi Del Villano, Piwy Del Villano). ... more
Streaming and Download help
If you like Ismael, you may also like:
Bandcamp Daily your guide to the world of Bandcamp