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Due

by Ismael

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1.
Sebbene non vantassimo nemici proverbiali siamo stati in riva al fiume ad aspettare chissà cosa finché l’acqua si è seccata e l’estate ci ha lasciati arsi dalla sete, senza più voglia di bere Incapaci di parlare, ed ai tuoi occhi ormai sono un morto che cammina sono un morto che cammina sono un morto che cammina e un buon amico. Svegliati bambina, è primavera e non lo vedi che l’autunno ci consuma e c’è l’inverno che ci morde nella schiena. Svegliati bambina, è primavera e non lo vedi che l’autunno ci consuma e c’è l’inverno che ci morde nella schiena.
2.
Ieri ero in macchina con mia madre. Lei guidava e io non pensavo a niente, tranne a cose a cui non voglio più pensare se mi sento avido, arido, viscido sudicio e cane. È presto, ma è già buio se n’è appena andata l’ora legale le foglie cadute nascono e muoiono sotto ai fanali. La strada è nera come la tristezza degli ippoccastani - il buio a quest’ora mi ammazza - mi dice mia madre. Questa è la strofa sull’attimo dopo sull’incontro di mia madre con la lince lei che frena e dice - Guarda! - e io faccio in tempo a vedere l’animale saltarci davanti dentro al bosco. A volte mamma io lo so che basta un po’ di febbre per confondere la bestie con la gente, fatto sta che adesso un uomo che non c’è mai stato è qui, seduto dietro e si sente anche in diritto di parlare. - Come stai? - mi dice - Non c’è male - Come stai? - mi dice? - Non c’è male. E tutto quello che gli chiederemmo, è soltanto una qualche prodigiosa medicina E tutto ciò per cui noi pregheremmo, è soltanto una qualche prodigiosa medicina E tutto quello che noi volevamo, era soltanto una qualche prodigiosa medicina Per i giorni che si accorciano passano stupidi, e poi niente.
3.
C’è un posto nero da cui qualche notte mi chiama - mettiamo su i Radio Birdman, e giochiamo a dama. Lui pulisce con uno straccetto gli occhiali bisunti. La busta interna di un disco per segnare i punti. Abbiamo cavato via gli occhi alle carte da gioco ma ognuna continua a fissarci dal suo foro vuoto. Fa che si lavi la colpa, ci scorra la perdita accanto e che in quell’acqua profonda s’affondi il rimpianto. Scendiamo dal campo con le mani incrostate di sangue - ma il pozzo è secco, e il ruscello ha cambiato versante. Sfreghiamo, raspiamo, scuoiamo le mani sui muri; poi ridiamo dei nostri due cuori e torniamo sicuri. Abbiamo pensato che tutto ci andrà per il meglio. Ma ridiamo tanto, che per il rumore mi sveglio. Fa che si lavi la colpa, ci scorra la perdita accanto, e che in quell’acqua profonda s’affondi il rimpianto. Fa che si lavi la colpa, ci scorra la perdita accanto, e che in quell’acqua profonda s’affondi il rimpianto.
4.
Sauris 02:32
5.
6.
Giovanni tace, e tira in fretta due boccate poco serie dalla sua sigaretta. In ferie c’è ancora fino al nove ma se lo guardi ha già l’aria di chi è altrove. Da un po’ di giorni gira intorno, fingendo distrazione ti fa scorta, e a te di lui non te ne importa niente, e speri di arrivare fino al nove senza dirglielo. La settimana in gesso che sbiadisce, l’estate che finisce in questo esatto istante e forse un chilometro distante la pelle d’oca assale l’ultimo bagnante. L’estate se ne va su un’Ape carica di ghiaia e foglie rastrellate, se ne va sul portapacchi di un motorino elaborato il cui rumore tu credevi familiare, ma hai sbagliato. Ma dove sarà il tuo amico Giulio, lui che vive qui, durante l’anno cosa fa? Sorridi al pensiero dei suoi denti che hai fatto sanguinare, mentre i tuoi occhi inaspettati dànno sale. Suo padre sbadiglia nel citofono e stringe la bottiglia mezza piena nella presa, e non si muove e la televisione accesa dice: “Esodo”. “Giulio è andato”, dice il padre, “non so dove”. Volevi soltanto salutare è stato un gesto stupido. L’asciugamano ruvido ti secca sulla schiena - assorbe meno del polistirolo, ormai, e sa di crema. Infili le ciabatte da due lire la borsetta di vinile. Vento cattivo, mare ostile. Spruzzi di schiuma e uccelli zoppi sul pontile.
7.
La vita va dagli altri. La più stupida che tu potresti fare, e la vuoi tanto - e più stupida si mostra e più la vuoi, e più crudele è, e più tu la desideri, e rischi di annegare, e fai a botte e ti ubriachi, e ti rendi ridicolo, e ti fai compatire, e ti risvegli solo con un completo grigio spiegazzato, in mezzo a fiaccole spente, su una spiaggia da cui tutti sono andati via. E adesso, con in testa le penne di un cappello da indiano, l’ironica insegna del Capo - E adesso, con il cappello da indiano che era un regalo per tuo figlio, che aveva una recita al collegio. E hai perso tutto, anche la dignità, nell’ansia di rincorrere un’altezza - nell’ansia di raggiungere la tua giovinezza, che se ne va; nell’ansia di competere per qualcosa che non è più destinato a te. E adesso, al volante della tua macchina scassata, tu ti addormenti, e tutti ti strombazzano. E adesso, al volante del tuo bolide, che faceva i centocinquanta, su una strada di provincia E adesso, che non hai più niente, nemmeno l’amante che tu svilivi fino a due notti fa - E adesso, al volante della tua macchina incidentata, tu ti addormenti, e tutti ti sorpassano.
8.
9.
Giorni 05:27
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12.
13.

credits

released January 9, 2010

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all rights reserved

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about

Ismael Reggio Emilia, Italy

Gli Ismael sono una rock band reggiana che ad oggi ha pubblicato quattro album e un EP, caratterizzati dalle liriche di Sandro Campani (voce e chitarra del gruppo e scrittore con tre pubblicazioni all'attivo) che incontrano le trame sonore rock e folk del resto della band (Giulia Manenti, Barbara Morini, Luigi Del Villano, Piwy Del Villano). ... more

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